Intervista a Patricia Durden - Founder IH Palermo Language Centre
In linea di massima no. Sembra difficile che la definitiva uscita del Regno Unito dall'UE possa determinare anche l’automatica decadenza dell’inglese dall’elenco delle lingue ufficiali del Vecchio Continente. Perchè un conto è la decisione del popolo britannico di uscire dall’UE, altro conto è deliberare l’esclusione dell’inglese che si identifica ancora oggi con i canoni linguistici globalizzati e che non coincide più con l’inglese oxnoniano, ma con un’autonoma realtà linguistica in continua evoluzione.
L’uscita del Regno Unito, paradossalmente, potrebbe addirittura consolidare il ruolo imparziale assunto in tutti questi anni dall’inglese dal momento che tale lingua, anche se usata all’interno delle Istituzioni Europee in una diversa varietà linguistica nota come Euro-English, serve sia ai politici che ai comuni cittadini per comunicare tra loro, viste le notevoli differenze linguistiche tuttora esistenti tra i 27 Paesi dell’UE. Differenze che purtroppo permarrano pur dopo l’uscita della Gran Bretagna.
Per superare tale gap linguistico si è tentato di far nascere la lingua internazionale europea, ma i vari tentativi sono miseramente falliti. Appunto per questo sarebbe molto più semplice, oltre che utile, affidarsi all’inglese che rappresenta una soluzione conosciuta e a portata di mano. Piuttosto che tentare di trovare un difficile accordo tra i diversi partner europei per scegliere una lingua come voce unitaria dell’EU. Perchè ciò innesterebbe fuorvianti rivendicazione nazionalistiche di alcuni Paesi, tra cui anche il nostro.
È necessario considerare, inoltre, che per estromettere la lingua inglese dall’elenco ufficiale dell'Unione Europea occorre una votazione all'unanimità tra gli Stati membri, così come sembra dedursi dall’art. 342 (ex articolo 290 del TCE). Obiettivo difficile da raggiungere, non solo per la presumibile opposizione di Malta e dell’Irlanda, ma anche degli altri Stati sparsi per l'Europa che preferiscono utilizzare appunto l’inglese nelle attività istituzionali e nelle comunicazioni comuni.
Infine, è essenziale comprendere che anche dopo una votazione unanime di formale esclusione della lingua inglese di lavoro delll’UE, ugualmente essa continuerebbe a sopravvivere in Europa, sia per gli importanti impatti che questa lingua ha nei diversi ambiti del sapere (scientifico, tecnologico, di internet, ecc. ), sia perchè essa rappresenta un importantissimo mezzo di comunicazione globale che non appartiene più a nessun Paese.
Allora perchè non continuare?